Musica

Rock e teatro, sul palco porto le mie due anime

Rock e teatro, sul palco porto le mie due anime

Cremonini, lei ha due volti: dopo il tour orchestrale dello scorso inverno, ora torna sul palco solo con una band.

«E non sarà un tour da passeggio. Gli arrangiamenti sono spinti al massimo, le luci sono molto studiate e centrali nello show. E in scaletta ci sono praticamente quindici singoli, il che la dice già lunga».

Cioè?
«Stavolta voglio proprio far cantare il pubblico».

Insomma, farà il rockettaro.
«Anche. Sul palco voglio portare le mie due anime: quella elettrica e quella teatrale. In inverno, quando ho suonato con l'orchestra, era enfatizzato il lato più parlato, più attento al linguaggio. Ora riaccendo la luce anche sul lato rock».

D'altronde Cesare Cremonini è forse l'unico cantante italiano en plein air: cresce con il suo pubblico, senza nascondersi, tenendolo e facendosi tenere per mano. Nei Lùnapop era il ragazzino con gli occhi sbarrati che faceva i conti con un Paese innamorato di 50 special. Poi ha dovuto fare i conti con chi pretendeva di riascoltarla all'infinito. Insomma, è andato avanti, metà Werther e metà Holden, con il pudore dei propri errori e soprattutto con la capacità di non ripeterli. E così Bagùs è stato il disco della liberazione, Maggese quello della laurea e, messi insieme, fanno i due riflessi di un artista pirandellianamente ancora in cerca d'autore, eppure ben definito, con un piede nel Festivalbar e l'altro nella canzone d'autore, prendendo da entrambi il meglio che può (e ha 26 anni, mica 60).
Avere l'imbarazzo della scelta richiede tempo.

Di Paolo Giordano